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gli ho già fatti, era un tema a scelta
Argomento: Il filino fallito 30enne
Il “filino fallito trentenne” rappresenta un archetipo ormai noto a chi frequenta gli spazi virtuali di /ita/: un individuo che ha superato da tempo la soglia della giovinezza, ma che sembra incapace di inserirsi nei percorsi tradizionali della vita adulta. La sua condizione si manifesta soprattutto in due elementi: l’assenza di figli e l’evasione costante offerta dai videogiochi.
Nell’immaginario collettivo, a trent’anni una persona dovrebbe aver già avviato una carriera stabile, costruito una famiglia o almeno intrapreso un cammino verso la maturità. Il filino, invece, rimane lontano da tutto ciò. L’idea di avere figli – simbolo per eccellenza del passaggio alla vita adulta – gli appare remota, quasi impossibile. Non è soltanto una scelta personale, ma spesso la conseguenza di precarietà economica, insicurezze affettive e incapacità di assumersi responsabilità. Il vuoto lasciato da questo “non-diventare genitore” viene colmato da un’altra realtà: quella digitale.
I videogiochi diventano il rifugio, il passatempo che si trasforma in routine e, a tratti, in dipendenza. Mentre il mondo esterno corre, il filino passa le ore davanti allo schermo, vivendo avventure eroiche solo in universi virtuali. Lì trova la gratificazione immediata che la realtà sembra negargli: un livello superato, una vittoria online, una community che lo accetta senza giudizi.
Eppure, dietro questa apparente leggerezza, si nasconde un senso di sconfitta. Il filino sa di essere rimasto indietro, sa che la società lo percepisce come “fallito”. Ma nella sua autoironia si cela anche una forma di resistenza: se il mondo non offre spazio o prospettive, lui rivendica almeno la libertà di vivere come vuole, anche se questo significa non avere figli e passare le notti davanti a una console.